La storia

Diocesi di Mileto

Il versante tirrenico della Calabria che va dal Golfo di S. Eufemia al golfo di Gioia Tauro, con alle spalle la piccola Sila, le Serre e l’Aspromonte, ebbe nell’antichità, le chiese vescovili di Amantea, Nicastro, Vibona, Tropea, Nicotera, e Tauriana. Si ignora la loro precisa delimitazione territoriale, se pure sia stata espressamente determinata. Come tutte le altre chiese di Calabria, esse dipendevano in origine dal patriarcato di Roma e avevano lingua e rito latini.

Durante la dominazione bizantina, almeno nel VIII sec. al XI sec. queste chiese adottarono il rito e la lingua greca, e furono soggette al metropolita di Reggio e al patriarca di Costantinopoli.

Le scorrerie dei Longobardi e le incursioni dei Saraceni provocarono successivamente la devastazione e la scomparsa delle nostre chiese e la quasi totale distruzione delle loro sedi.

Nel sec. XI i Normanni ravvivarono e ripristinarono le chiese vescovili scomparse, ristrutturandole e sottraendole però alla dipendenza bizantina e restituendole alla chiesa romana con lingua e rito latini. Vibona fu trasferita a Mileto, capitale della contea normanna, e, successivamente, fu aggregata alla chiesa di Mileto anche la scomparsa chiesa vescovile di Tauriana, con tutte le dipendenze e i diritti, sotto l’unico titolo di diocesi di Mileto.

Si può stabilire il trasferimento da Vibona a Mileto da parte del conte Ruggiero intorno al 1073, la convalida di questo trasferimento da parte di Gregorio VII intorno al 1081 e l’incorporazione di Tauriana a Mileto da parte di Urbano II intorno al 1093, Di queste operazioni di hanno i relativi documenti.

La diocesi di Mileto fin dalla fondazione non fu sottoposta ad alcuna metropolia, ma era immediatamente soggetta alla S. Sede.

Il territorio della diocesi di Mileto, nell’atto della fondazione del conte Ruggiero, fu fissato dal distretto di Maida fino a Reggio. Non tutti i paese compresi in quel territorio furono però soggetti alla giurisdizione del vescovo di Mileto. Oltre a due grandi isole della diocesi di Tropea e di Nicotera, c’era l’abbazia benedettina della SS. Trinità di Mileto, che aveva giurisdizione su parte della città di Mileto e sui villaggi di Arzona, Cramastà, Longobardi, Piscopio, Pizzinni, San Gregorio Superiore e di Mezzo, S. Pietro di Bivona, Triparni, Vena Superiore e Inferiore e Zammarò; c’erano inoltre i due paesi di Melicuccà del Priorato e Drosi, grance dell’abbazia benedettina di S. Eufemia e successivamente passati al S. M. Ordine di Malta; c’era Ciano soggetta al monastero basiliano di S. Pietro Spina. In epoca successiva furono aggregate alla diocesi di Mileto le dipendenze dell’abbazia della SS. Trinità di Mileto dal papa Clemente XI nel 1717, Meliccuccà e Drosi dal papa Benedetto XIV nel 1743, Ciano per la scomparsa del monastero di s. Pietro Spina in seguito al terremoto del 1783.

La prima descrizione dei confini della diocesi di Mileto si aveva nella perduta platea del 1570 del vescovo Inico card. d’Avalos d’Aragona. Questa descrizione è pervenuta a noi, perché fu trascritta nelle “Memorie” di Uriele M. Napolione. Può credersi che quelli siano stati i confini della diocesi fin dalla fondazione; come tali si mantennero fino al 1949.

Il 14 novembre del 1971, in seguito a richiesta del vescovo De Chiara, fu nominato suo Ausiliare monsignor Santo Bergamo, Amministratore Apostolico, sede vacante, della diocesi di Oppido Mamertina. Monsignor Bergamo non prese servizio di Vescovo Ausiliare di monsignor De Chiara, ma la S. Sede, con decreto del 25 magio 1973, gli assegnò in amministrazione 25 parrocchie della diocesi di Mileto ricadenti nella provincia civile di Reggio Calabria.

Il 10 giugno del 1979, dopo il ritiro per limiti di età del vescovo Vincenzo De Chiara, furono sottratte alla diocesi di Mileto tutte le parrocchie situate nella provincia civile di Reggio Calabria: 50 furono assegnata alla diocesi di Oppido Mamertina – Palmi e una all’arcidiocesi di Reggio Calabria.

Diocesi di Nicotera

Il cristianesimo vi fu introdotto nei primi secoli, ma solo il Regesto di s. Gregorio Magno offre la prima testimonianza di un vescovo Proclo, dal Pontefice richiamato ai suoi doveri pastorali (596) e poi riabilitato e chiamato a pronunciarsi come giudice nei confronti del vescovo di Reggio (599). Un vescovo Sergio sottoscrisse il Concilio di Nicea II (787) e un Cesario viene considerato come martire (884).

Segue un periodo oscuro, dovuto alle invasioni dei Saraceni e caratterizzato dall’influenza greca anche nella liturgia, fino ai Normanni (metà del sec. XI).

Nel 1304, per un attentato sacrilego, la diocesi di Nicotera viene soppressa e aggregata prima a Mileto, poi a Reggio. Ricostituita da papa Bonifacio IX, con bolla del 30 agosto 1392, ebbe sempre vita difficoltosa per l’esiguità del territorio.

Nel 1818, in seguito al Concordato con i Borboni, Nicotera unita “aeque principaliter” a Tropea.

Diocesi di Tropea

Il cristianesimo è documentato a Tropea da lapidi cristiane del IV e V secolo, mentre S. Gregorio Magno nel 591 menzione un “Monasterium Sancti Archangeli quod Tropeis est constitutum“.

Il primo vescovo di cui si ha notizia certa e Giovanni, presente al Concilio Romano del 649. La diocesi, a partire dal sec VIII, è sotto l’influsso greco e risulta suffraganea di Reggio: come tale è ricordata dalla bolla del 19 novembre 1165 di Alessandro III.

Con l’avvento dei Normanni si ha il ritorno al rito latino con il vescovo Giustino nel 1094: Nel dicembre di detto anno alla sede di Tropea viene aggregato il territorio di Amantea, che era stata vescovado dalla fne del IX sec.

A partire dal sec. XI l’Abbazia di Montecassino ha giurisdizione sullo scoglio e relativo santuario dell’Isola, lungo il lido di Tropea.

Nel 1818, come detto, il Concordato dei Borboni sancisce l’unione con Nicotera.

Con decreto del 16 dicembre 1963 vengono staccati dalla diocesi di Tropea:
– nove comuni in provincia di Cosenza (circondario di Amantea), che vengono assegnati alla diocesi di Cosenza;
-tre comuni in provincia di Catanzaro (Falerna, Nocera T., s. Mango d’Aquino) che vengono assegnati alla diocesi di Nicastro.

Con decreto dell’11 luglio 1973 la diocesi di Nicotera e Tropea vengono uniti “in persona episcopi” alla diocesi di Mileto.

Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea

E’ la denominazione della nuova realtà diocesana risultate dal decreto della S. Congregazione per i Vescovi, del 30 settembre 1986, che sancisce la piena unione o fusione delle diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea.

La sede giuridica della nuova diocesi è nella città di Mileto (VV).
La diocesi oggi occupa un comprensorio unitario ed omogeneo, tra il fiume Angitola (nord) e il Mesima (sud), che compone quasi per intero la provincia civile di Vibo Valentia.
E’ suffraganea della Metropolia di Reggio Calabria-Bova; Ordinario d’appello: il Tribunale Regionale di Reggio Calabria.
Patroni della diocesi sono: Maria SS. sotto il titolo dell’Assunta e di Romania, e s. Nicola Vescovo