Nomina dei nuovi parroci

Qual è la cosa più difficile nella guida di una diocesi? I trasferimenti dei sacerdoti.

Perché è così difficile? Perché si vanno a toccare le persone, le loro storie, i loro affetti e i legami che si creano. Nel rapporto con il parroco si gioca molto del nostro rapporto con la Chiesa, con la fede, con Dio. Noi vediamo nel sacerdote un tramite, un messaggero, un esempio e un compagno di viaggio… Ma allora… perché cambiarlo?

Nel giorno in cui il Santo Padre ha comunicato la mia nomina a vescovo, la cosa più commovente è stata un’anziana che è venuta da me – il pianto non le permetteva di parlare – è riuscita soltanto a dirmi: “So che mi hai voluto bene don Attilio, ed è questa l’unica cosa che conta. Non conta cosa farai, dove andrai, chi incontrerai. È importante soltanto il fatto che tu abbia amato. Conta solo questo don Attilio”. In questi ventotto anni di sacerdozio ho cambiato quattro volte parrocchia e non è mai stato semplice né indolore perché quando vuoi bene alle persone il distacco porta con sé un vero e proprio lutto. Però posso dire, a distanza di anni, che ogni volta che ho prestato fede all’operato della Chiesa cui ho affidato la mia vita, ho avuto modo di sperimentare come la mano di Dio non abbia mai lasciato la mia: questo mi ha aiutato a consolidare una propensione a non accontentarmi di fare la mia volontà ma la volontà di Dio.

Ecco perché mi auguro che in questo tempo le comunità cristiane di tutta la nostra diocesi diano prova di preghiera, di discernimento, ma soprattutto di corresponsabilità. È un’occasione anche per il popolo di Dio per crescere1 nella consapevolezza che questi sacerdoti non appartengono a sé stessi: appartengono alla Sposa di Cristo, perché sono essi stessi sposi della Chiesa. In nome di questa sponsalità vi chiedo di accompagnarli incoraggiandoli, pregando per loro ed esprimendo loro la vostra gratitudine. Questo cambiamento, che soprattutto per loro non è facile, rappresenta una sfida ulteriore per la quale hanno bisogno di essere sostenuti dalle vostre preghiere2. Questo tempo diventi nelle vostre comunità un tempo provvidenziale: tempo nel quale esprimere la nostra gratitudine per chi parte e tempo nel quale disporre il cuore all’accoglienza per chi arriva. San Paolo parla con molta passione di entrambe le cose, tant’è che rivolge questo invito nelle raccomandazioni finali della lettera agli Ebrei (13,1-8):

L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così possiamo dire con fiducia: Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo? Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!”.

Affido voi, comunità cristiane, e i sacerdoti alla nostra Patrona, la Madonna di Romania, perché Lei, che è diventata Madre di tutti noi sotto la croce, custodisca la nostra vita che è chiamata a diventare un dono santo, sacro a Dio.

Condivido con voi i cambiamenti che ci saranno nelle nostre comunità.

Don Ignazio Toraldo continuerà a prestare la sua opera in quel di Tropea affiancando il nuovo parroco don Antonio Mazzeo che lascia Filadelfia dopo aver svolto un eccellente lavoro durante 14 anni di permanenza. A Filadelfia arriverà don Gregorio Grande, sinora parroco a San Giovanni di Zambrone che sarà sostituito da don Mario Fuscà, sinora parroco a Sorianello. La parrocchia di Sorianello sarà affidata a don Pino Sergio, coadiuvato in questo dai padri Domenicani. Invece a Sant’Angelo di Gerocarne entra come parroco don Ottavio Scrugli.

Don Carmelo Furchì che da poco ha festeggiato i suoi 80 anni di età e i suoi 52 anni di ministero nella Parrocchia di Santa Domenica di Ricadi verrà sostituito da don Giuseppe Pileci che, anche a motivo del suo incarico di direttore della Pastorale Giovanile, è chiamato a collaborare con la zona pastorale di Tropea. Le parrocchie di San Cono e San Marco, che in questi due anni hanno accolto in modo esemplare don Pileci, avranno in don Giuseppe Lo Presti il loro nuovo pastore. La parrocchia di Ricadi vedrà l’arrivo di don Francesco Sicari che, in qualità di fratello maggiore dei Sacerdoti Oblati di don Mottola, sarà ancor di più impegnato a servizio di questo prezioso carisma. La comunità di San Costantino vedrà l’arrivo di don Oreste Borelli, in qualità di nuovo pastore, mentre la comunità di Comparni sarà affidata a don Agostino Pugliese.

A Vena Superiore, dato il periodo di fidei donum di don Mimmo Sorbilli, arriverà don Tonino Vattiata, mentre la comunità di Ioppolo sarà affidata a don Salvatore Minniti.

Don Antonio Purita, che ha festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio, ha accettato con grande slancio di cuore di porsi a servizio di confessioni e direzioni spirituali nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime in Paravati. Come nuovo parroco al Duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca in Vibo Valentia arriverà don Pasquale Rosano. Accanto a don Rosano, arriverà come vicario parrocchiale don Matteo Rizzo, appena ordinato presbitero. Come Parroco del duomo di San Giorgio in Pizzo e di della parrocchia di Maria SS. Immacolata e San Ferdinando re in Pizzo marina, al posto di don Rosano, arriverà don Fortunato Figliano.

Sempre a Vibo Valentia, don Giuseppe La Torre assumerà la guida pastorale della parrocchia di San Michele e San Giuseppe.

La parrocchia di Triparni verrà affidata alle cure di don Michele Vinci, in sostituzione di don Angelo Facciolo, che andrà a svolgere il suo ministero nella parrocchia di Monterosso, coadiuvato da padre Carmelo Andreacchio.

Mons. Vincenzo “Rocco” Scaturchio, diventerà vicario parrocchiale della Sacra Famiglia a Vibo Valentia a motivo dell’impegno nell’insegnamento presso l’Istituto diocesano di studi religiosi “San Giuseppe Moscati” e si occuperà anche della pastorale biblica nei vari settori della diocesi.

La parrocchia di Vibo Marina vedrà l’arrivo di don Bruno Rizzuto come vicario.

Le comunità di San Gregorio, Mezzo Casale e Zammarò vedranno l’arrivo di due parroci: le prime due saranno affidate a don Maurizio Macrì coadiuvato da don Gerardo Furlano come vicario, la terza comunità avrà come parroco don Furlano che curerà anche il santuario di Maria SS. della Salute (Santa Ruba), mentre don Giuseppe Gagliano andrà a guidare le parrocchie di Spilinga, Carciadi e Panaia.

A Mileto, nella Basilica Cattedrale, don Mimmo Di Carlo, sarà affiancato da don Giuseppe Pititto come parroco “in solidum”, mentre le Parrocchie di Monsoreto e Melicuccà saranno affidate alla cura pastorale di don Salvatore Lavorato, che rientra in diocesi dopo un periodo di servizio nelle Missioni italiane in Svizzera.

1 La preghiera fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio. In tale silenzio è possibile discernere, alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci propone. Diversamente, tutte le nostre decisioni potranno essere soltanto “decorazioni” che, invece di esaltare il Vangelo nella nostra vita, lo ricopriranno e lo soffocheranno. Per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui, imparare sempre. Se non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno unicamente rumori che non servono a niente.

(Esortazione Apostolica Gaudete et exultate del Santo Padre Francesco, del 19 marzo 2018, ai nn. 149-150)

2 Il malumore non è un segno di santità: «Caccia la malinconia dal tuo cuore» (Qo 11,10). È così tanto quello che riceviamo dal Signore «perché possiamo goderne» (1 Tm 6,17), che a volte la tristezza è legata all’ingratitudine, con lo stare talmente chiusi in sé stessi da diventare incapaci di riconoscere i doni di Dio.

(Esortazione Apostolica Gaudete et exultate del Santo Padre Francesco, del 19 marzo 2018, n. 126)