Messa Crismale 2023 – Omelia di S. Ecc. Mons. Nostro

Carissimi,

oggi siamo chiamati a condividere questo dono immenso e meraviglioso che il Signore suscita nei nostri cuori attraverso la sua Parola.  Gesù, abbiamo poc’anzi ascoltato, entra nella sinagoga, apre il rotolo del profeta Isaia e dice “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

E che cosa dice a noi questa Parola? Dice una serie di cose bellissime che non riguardano direttamente il pastore, ma in primo luogo le persone a cui questo pastore è mandato. Dicono, cioè, che questo pastore è chiamato a diventare strumento di un messaggio per gli altri.

Portare il lieto annuncio ai miseri  

Per farlo bisogna avere dentro di noi la stessa misericordia, cioè lo stesso cuore di Dio, che ha a cuore i miseri. I miseri sono il suo primo obiettivo! E questi miseri sono i poveri, non soltanto in senso materiale ma anche in senso spirituale. Sono i poveri che attendono una parola di grazia da parte del Signore perché ne sentono la lontananza, la distanza, o comunque non ne percepiscono più in maniera tangibile la presenza.

Fasciare le piaghe dei cuori spezzati

Quanti cuori incontriamo tutti i giorni che hanno ferite? Quante persone che hanno subito un lutto? Quanti cuori spezzati dalla sofferenza e dalla malattia? Quante mamme hanno detto addio al proprio figlio? Quanti papà hanno visto la propria figlia morire? In questi giorni riceviamo tante richieste per accompagnare con la nostra preghiera il dolore di queste persone che hanno il cuore spaccato in due! Anche questo è un ufficio di misericordia! Anche questa è miseria! Anche questa è povertà!

La scarcerazione dei prigionieri

Dove la prigione più crudele, quella più terribile, quella più inesorabile e impietosa, non è quella che abbiamo visitato nei giorni scorsi andando a celebrare l’Eucarestia per i detenuti. È quella delle persone che sono vittime del peccato – e tra questi ci siamo anche noi – persone che sono dentro uno schema ripetitivo, ossessivo, compulsivo, maniacale, e che aspettano qualcuno che rompa questa logica perversa che rovina le relazioni e i rapporti con gli altri e con loro stessi.

A promulgare un anno di grazia del Signore.

Vi anticipo che l’anno prossimo, in occasione del centenario dell’ordinazione presbiterale di don Mottola, noi vivremo un anno di giubileo sacerdotale, anche in preparazione del Giubileo del 2025, che idealmente anticiperemo. L’anno prossimo i sacerdoti saranno nel cuore della Diocesi.  Partendo da questo dono immenso, meraviglioso, bellissimo che Cristo ci ha fatto attraverso Don Mottola ci saranno iniziative che potranno in qualche modo servire a riflettere, per recuperare il nostro sacerdozio, la nostra consacrazione, la verità di quell’amore con cui Dio ci ama in quanto Padre e in quanto Pastore.

Promulgare il giorno di vendetta del nostro Dio

Qual è la vendetta di Dio? Come fa Dio a vendicarsi? La vendetta di Dio è la croce di Nostro Signore Gesù Cristo. Così Dio si vendica: amandoti, donandosi, facendoti capire con un gesto disperato: “io ti amo, io faccio sul serio con te, ecco perché tu devi fare sul serio con me, devi prendermi sul serio!

Per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona anziché la cenere

Noi abbiamo cominciato questo periodo della Quaresima attraverso questo gesto. Io vi ho chiesto quando abbiamo celebrato questo rito di dire alla gente “ricordati che polvere sei e polvere tornerai!”. Questo essere polvere indica il nostro essere ’adamah (terra), figli di Adamo. Figli di quell’uomo che con la sua decisione scellerata ci ha separato in maniera fortissima da Dio. Noi siamo vittime e figli di quella scelta che ha costituito Dio come un nemico, come un ostacolo alla nostra felicità. Nel nostro cuore abbiamo dato retta più al demonio che a Dio stesso! Che follia! E quante cose anteponiamo a Dio?

Anche la nostra stessa logica: questa cosa si fa, questa cosa non si fa. Questa cosa è lecita, questa cosa non è lecita. Questa cosa me la posso permettere, quest’altra no. E chi ti ha convinto, chiede Dio ad Adamo ed Eva? Il serpente.

Il serpente ha ingannato. Ma chi ha espresso questa menzogna, chi ha consumato questo peccato è l’uomo, siamo noi! Chi dà carne al male se non l’uomo? E quale soddisfazione più grande per il demonio che bloccare un sacerdote, un parroco! Così si blocca una intera comunità. Se convinco lui induco gli altri a seguire la sua menzogna!

Quante volte ho avuto nella mia vita, ma anche adesso, in tempi recenti, anime pie che hanno incrociato il mio cammino e mi hanno aiutato a discernere e a capire che ero vittima di un inganno, che mi ero fatto abbindolare.

E quale ministero più importante, più prezioso, il vescovo svolge nei confronti dei suoi pastori, se non quello di svelare gli inganni di cui tante volte sono vittima? Inganni che ci sembrano assolutamente logici, assolutamente pertinenti, ma che sono e rimangono tali. Ecco perché il demonio insegue più voi, sacerdoti, di quanto non insegua il popolo di Dio. Ecco perché i vescovi, ed in particolare il Papa, sono tra le persone più vessate dal demonio. Ecco perché nella Messa è necessario fare il nome del Papa e il nome del Vescovo. Perché questo inganno non diventi carne. Perché questo inganno non sia portato a compimento. Per questo dovete essere liberi, dovete avere un cuore da uomini liberi, non da schiavi ma da servi e Re.
Servi di Dio e Re di voi stessi, della vostra vita. Senza schiavitù che vi legano, vi opprimono, vi limitano nella mente e nel cuore. Dovete avere un cuore libero che sappia ragionare come ragiona Dio. E questo è il dono della Sapienza. Ma è necessario anche  essere abbastanza scaltri per saper rispondere alle tentazioni del demonio attraverso la parola di Dio, come ha fatto lo stesso Gesù.

Lui stesso è stato sottoposto alle tentazioni, perché non dovrebbero accadere a noi? Perché il demonio dovrebbe lasciarci in pace? La vanità, la superbia, la vanagloria, l’ira, la presunzione; tutte prospettive di felicità facili, immediate, dove noi ci sostituiamo a Dio e non solo rispondiamo sì al demonio ma diciamo di no a Dio. Perché ci sembra giusto.

Noi questa sera ripeteremo il gesto della lavanda dei piedi. Un gesto meraviglioso, bellissimo, stupendo, attraverso il quale  Gesù dice ai suoi dodici discepoli: guardate che voi quando pregate, quando vi amate, siete una cosa sola. Siete un unico corpo. Io sono il capo ma voi siete il corpo. Se il corpo si muove in maniera scoordinata, questo corpo si divide. Se andiamo tutti insieme camminiamo tutti nella stessa direzione, verso Dio. E allora in quella lavanda dei piedi si vede come soltanto chi è servo crea comunione. Soltanto chi si pone ai nostri piedi e lava le nostre parti più fragili, più maleodoranti, più sporche, diventa il nostro Signore .

Ma noi siamo disposti a salire su quella croce, per guadagnare quella corona che non è fatta d’oro ma di spine, segno di un dominio non sugli altri e a spese degli altri, ma su noi stessi? Noi che tante volte non ci dominiamo neanche quando parliamo, nemmeno quando pensiamo, o quando qualcuno ci parla, come arriveremo alla parola di Dio, come lasceremo spazio alla parola di Dio perché ci parli e ci apra il cuore? Come ci faremo ferire dalle parole di Dio, se siamo impermeabili a queste parole? Se facciamo precedere e seguire questo incontro dai nostri ragionamenti? Come potrà raggiungerci Dio che rispetta la nostra libertà, che rispetta anche i nostri errori, sperando sempre, come fa qualsiasi papà, forse stavolta sbattendo la testa imparerà?

Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore

Noi abbiamo ricevuto un dono meraviglioso: quello del sacerdozio.

Ma è un dono che Dio ci ha dato perché lo regalassimo agli altri. Tu sei sacerdote come me. Tu comandi e lo Spirito Santo obbedisce a te. Quello Spirito che trasforma un figlio o una figlia del papà e della mamma in un figlio di Dio. Tu fai partecipare questa persona nientemeno che alla resurrezione di Cristo! È creatura nuova! In lui o in lei abita stabilmente lo Spirito Santo! L’hai reso tempio di Dio!  Quel pane e quel vino che nessuno riesce a trasformare tu lo trasformi. Dopo le tue parole quella realtà non è più la stessa, lì si rende presente Dio, lì è Dio che si comunica al popolo!

Quanto è bello, poi,  trovare un sacerdote che anziché preoccuparsi di tante altre cose accoglie nella confessione le persone come fa il Padre misericordioso, un sacerdote che non giudica, non pensa al peccato che è stato confessato ma pensa al peccatore che gli sta dinnanzi, perché quel peccatore è un figlio di Dio! È una persona per la quale Dio ha sperato, ha pregato, si è impegnato, gli ha donato lo Spirito, la grazia preveniente! E quando arriva a te Dio lo ha già lavorato tante volte ai fianchi, ricordandogli che è suo Padre e che lui è suo figlio. Dio ci ha preceduto e noi siamo chiamati a seguirlo, ad assecondarlo, a fare la stessa cosa che fa lui. Quanto più ci ribelliamo, tanto più questa grazia rischia di non arrivare mai, perché se noi diciamo no alla grazia di Dio, è no. Ma se noi diciamo sì i cieli si aprono di fronte alla potenza di un sacramento e nemmeno Satana può niente, nemmeno lui ha potere su di voi!

Allora non dobbiamo giocare con questa realtà, non dobbiamo essere sciocchi, ma la dobbiamo prendere sul serio guardando a Cristo che ci ama sul serio. Quando noi guardiamo quella croce dovremmo pensare come Sant’Ignazio di Loyola e come tanti altri santi: perché io sono quaggiù e tu sei lassù su quella croce Signore? Perché non salgo con te? Perché sono qua?  Perché rimango spettatore e non mi metto accanto a te come il buon ladrone? Perché? Perché rifiuto la croce? Perché mi sono fermato?

Vedete io vi indico una piccola, piccolissima via, che vuole essere anche il mio regalo per oggi. Mettiamo sulle nostre labbra, ma soprattutto nel nostro cuore, la parola di Dio. San Girolamo diceva: “l’ignoranza delle scritture è l’ignoranza di Cristo”. Noi abbiamo il breviario, abbiamo la celebrazione eucaristica, abbiamo il lezionario, ma abbiamo anche le Sacre Scritture che possiamo e dobbiamo far diventare il cuore e il centro dei nostri pensieri, delle nostre azioni, delle nostre parole. Arrendiamoci a questa meravigliosa lettera d’amore e apriamola sempre più spesso. Chi già lo fa, lo faccia di più. Chi ne è capace aumenti questa capacità. Chi ha questa abitudine prenda un’abitudine ulteriore. Non ci stanchiamo mai, perché questa parola incide nel nostro cuore, perché questa parola ferisce il nostro cuore. Risana, fascia e guarisce le nostre ferite.

Termino con un rendimento di grazie. Io vi dico grazie perché in questo anno e mezzo che siamo stati insieme sento di essere cresciuto nel mio sacerdozio e lo devo, per molti versi, a voi. Oltre che alla preghiera di intercessione che sale dal popolo di Dio in ogni Eucarestia che celebrate. Sento che il Signore sta facendo di me ma anche di voi una cosa nuova. Vi sento crescere nella carità fraterna, nella sollecitudine reciproca.  Si stanno dissipando quelle nebbie e quei fumi che rischiano di diventare una coltre tra me e il fratello. Con tanti di voi ci siamo capiti, chiariti, abbiamo iniziato a pregare a vicenda. Non sprechiamo questo dono meraviglioso che il Signore ci ha regalato gratuitamente. E gratuitamente non significa soltanto senza il coinvolgimento di denaro ma anche con grazia, per grazia, nella grazia. Allora altrettanto gratuitamente sentiamoci responsabili gli uni degli altri. Se un fratello sbaglia, non giudichiamolo parlando con un altro fratello ma prendiamolo da parte e diciamogli: guarda, forse non ho capito quello che hai detto ma mi pare che quello che stai facendo non sia secondo Dio. Vigiliamo gli uni sugli altri. Vegliamo, custodendoci nella preghiera. Anche semplicemente invitandoci a mangiare insieme, a passare una serata insieme, a non rimanere sempre chiusi negli stessi circoli e amicizie autoreferenziali. Domandiamoci: qual è la persona che non ho mai invitato a cena? Invitiamola. Qual è la persona per cui non ho mai pregato? Preghiamo per lui.

Ultimamente ho preso l’abitudine, quando parlano male di qualche sacerdote, di pregare più intensamente per lui. Questo è l’opposto di quello che il demonio ti direbbe: chiamalo, rimproveralo, fine della storia, no?  Invece prega per lui, che il Signore ti dia luce per poterlo illuminare, perché se il Signore non ti dà luce tu non lo illumini.

Vedete il popolo di Dio che ho alle mie spalle e che sta di fronte a voi?  Ha bisogno di voi. È per questo che una delle preghiere più accorate che il Signore ci chiede di fare è per le vocazioni. Hanno bisogno di voi, hanno bisogno di un padre che indichi il Padre celeste. Hanno bisogno di un intercessore che preghi per loro. Hanno bisogno di un fratello che preghi con loro. Hanno bisogno di un testimone più che di un maestro. Per capire che hanno diritto ad essere fragili, hanno diritto a sentirsi inadeguati o inconsistenti e che voi li potete aiutare.
Senza giudicarli, senza colpevolizzarli, senza farli sentire ulteriormente inadeguati. Dicendogli: il Signore ha salvato me e io con questo sacramento salvo te!